Cd ZU & Nobukazu Takemura -"IDENTIFICATION WITH THE ENEMY:a key to the underworld" (Atavistic,2007)

L'ultimo Zu vede la partecipazione di Nobukazu Takemura, performer elettronico già su Thrill Jockey dal grande spettro d'azione e esperienza free-jazz, che in questo caso mediante uso di beat-glitch e microwaves fa da corollario integrativo alle trame frammentate e amelodiche dell' avant trio romano basso/batteria/sax. Gli Zu trovano da sempre nelle collaborazioni il loro punto di forza per la loro espressione, che ha prodotto in passato dischi di grande valore, come quello con i Dalek o Xabier Iriondo. In Identification approdano alla inevitabile collaborazione elettronica, un disco che si snoda lento, spesso dall'umore loadiano, una session free solo apparentemente scomposita, dove le sferzate di basso di Pupillo creano andamenti doom-noxagtiani scheletrici, facenti da apertura al sax rantolante di Luca mai. Il disco si divide in due parti, intervallate dalla lunga traccia droneggiante "Visual conversations with yama" con soffusi battiti click'n'cuts.
La prima parte del disco si erge fiera nel suo puzzle dis/armonico, gli strumenti giocano fra di loro e i tocchi di Tamkemura (The culprit), mentre nel finale escono al meglio le potenzialità emozionali assemblate dal quartetto in una linearità più accentuata. Così in "Awake in the nextroom" ambient post industriale fa da apertura a un lento refrain vagamente pinkfloydiano (Quello di Shine on), che poi sfocerà nella movimentata "Everyone gets his own nemesis", in cui Takemura schizzato produce gorgoglii di sottofondo e il trio romano si esibisce in uno dei suoi exploits strumentali, in odore vagamente post-noise/metal, chiaramente destrutturato. L'ultima traccia è uno dei capolavori del disco, microwaves fanno da cornice al triste sax e a un arpeggio che sembra provenire da garage abbandonati, mentre il drumming di Battaglia compare a tratti in pennellate post-jazz notturne, fino alla svalvolatura elettronica finale che dà un taglio netto al tutto.
Gli Zu sono una macchina dalle potenzialità enormi, la loro sintassi musicale è imprevedibile e soffocante, in questo caso con Takemura, anche alienante. Questi quaranta minuti sono indubbiamente un tassello fondamentale del loro percorso, un disco difficile e con una ragion d'essere di tutto rispetto, che potrebbe aprirgli nuove strade compositive nel loro già ampio raggio creativo.

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